L'emergenza Covid-19 scoppiata nei primi mesi del 2020 ha segnato un punto di svolta storico, per i suoi effetti sanitari, sociali ed
economici a livello globale.
Attualmente, con la diminuzione del fatturato, per le aziende c'è necessità di attuare strategie che consentano da una parte di abbassare il costo del personale e dall'altra di tutelare i posti di lavoro e la produttività aziendale.
A supporto degli imprenditori esiste uno strumento che si chiama "welfare aziendale" e che può rappresentare una opportunità sia per l'azienda, in quanto si riduce il cuneo fiscale (cioè la differenza tra il costo sostenuto dall'azienda e il netto in busta paga
percepito dal dipendente) consentendo un risparmio di liquidità, sia per il dipendente, in quanto il valore percepito è esattamente lo stesso dell'importo che il datore di lavoro ha deciso di destinare con il vantaggio che non concorre ad aumentarne il reddito.
Cos'è concretamente il welfare aziendale?
Con il termine welfare aziendale intendiamo quell'insieme di azioni finalizzate al miglioramento del clima aziendale e al benessere di ogni singolo lavoratore attraverso l'erogazione di beni e servizi.
Gli obiettivi del welfare aziendale possono riassumersi in:
- Obiettivi diretti: migliorare il benessere del singolo lavoratore, incrementandone la felicità e, conseguentemente, la produttività e l'impegno;
- Obiettivi indiretti: migliorare il clima aziendale e il benessere organizzativo, ridurre i costi di gestione, ridurre turnover, migliorare la reputazione aziendale e contribuire all'employer branding, aumentando il potere di attrarre e trattenere i talenti.
Tutte le misure di welfare aziendale partano dal presupposto che oltre 1/3 dello stipendio difficilmente resta nelle tasche del dipendente, ma viene speso per l'acquisto di beni e servizi (scuola, palestra, svago, ecc.).
Attraverso il welfare aziendale, l'azienda si fa carico dei bisogni dei propri lavoratori dipendenti, amministratori, collaboratori, tirocinanti, lavoratori somministrati, loro familiari, erogando beni e servizi in regime di esenzione previdenziale e fiscale, come ad
esempio:
- Beni (buoni spesa o buoni benzina);
- Servizi (voucher palestra/voucher viaggio)
- Rimborsi (rimborsi asilo nido figli, rimborso retta universitaria figli.
In altre parole, l'azienda acquista i beni e i servizi per il dipendente (esenti da Irpef e contributi INPS) ad integrazione della retribuzione ordinaria prevista dai CCNL. Per questi importi il dipendente non avrà trattenute di imposte e contributi INPS e l'azienda non pagherà Irpef e contributi INPS per il dipendente.
Capita spesso che i datori di lavoro diano qualcosa "fuori busta" ai loro dipendenti, perché vogliono che la somma netta erogata sia pari al costo sostenuto dall'azienda (rinunciando in questo modo a "scaricare il costo" e commettendo un illecito).
Il Welfare Aziendale risponde esattamente a questa esigenza in modo legale: si dà al dipendente, sotto forma di servizi o di beni, ciò che il dipendente avrebbe acquistato con quei soldi, e l'importo dei beni e servizi pagato dall'azienda è esattamente lo stesso
che ottiene il dipendente.
Per poter avere a disposizione un budget da destinare al welfare aziendale, l'azienda deve ottimizzare i propri processi interni, che può gestire in autonomia con delle convenzioni a livello territoriale o avvalersi di una piattaforma online che ricomprende l'insieme di beni e servizi che il dipendente ha a sua disposizione.
Facciamo un esempio pratico molto semplice di come funziona il Welfare aziendale.
Uno dei costi che sicuramente sostiene la maggior parte dei dipendenti è quello relativo all'acquisto del carburante.
L'azienda può, quindi, acquistare dei buoni carburante (fringe benefit) da erogare al dipendente. I buoni carburante sono esenti dalle imposte sui redditi per un importo massimo di 258,23 euro all'anno. L'azienda risparmierà parte del costo del lavoro e il dipendente avrà dei buoni carburante da utilizzare, oltre allo stipendio previsto dal contratto collettivo.
Per il dipendente, la somma dei beni e servizi ricevuti tramite il welfare aziendale non concorre a formare il reddito.
Perché conviene utilizzare il welfare aziendale?
Le aziende hanno la possibilità di aumentare le retribuzioni reali, offrendo beni e servizi, senza accrescere il costo del lavoro (risparmio stimato circa il 33%dei contributi);
- Per alcuni servizi offerti sono previste agevolazioni fiscali in termini di deducibilità dei costi sostenuti;
- Il lavoratore ha la possibilità di acquistare beni e servizi il cui costo è sostenuto in parte o integralmente dall'azienda, percependo il 100% del valore degli stessi senza che aumenti il reddito imponibile;
- Possibilità di poter variare negli anni il budget destinato al welfare aziendale e ai relativi benefit.
Cosa deve fare l'azienda per offrire il welfare aziendale ai suoi dipendenti?
Il datore di lavoro deve predisporre un piano di welfare, nel quale i beni e i servizi offerti ai dipendenti devono:
- Essere riconosciuti dal datore di lavoro volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto (o accordo o regolamento aziendale);
- Essere offerti alla generalità dei dipendenti o a categorie degli stessi dipendenti (no ad personam). I costi sostenuti dall'azienda per l'acquisto dei beni e servizi rientranti nel piano di welfare possono essere dedotti:
- Integralmente se in attuazione di un contratto, un accordo o un regolamento con efficacia negoziale;
- Nel limite del 5 per mille del costo del lavoro se sostenute volontariamente (liberalità o regolamento senza efficacia negoziale).
I passaggi da affrontare per la redazione di un piano di welfare aziendale sono quindi:
- L'analisi del trattamento fiscale dei singoli benefici che possono essere offerti ai dipendenti, individuando le disposizioni agevolative che minimizzano il carico impositivo, che garantiscono la sostenibilità per il datore di lavoro e l'efficacia in capo ai beneficiari;
- L'individuazione dei bisogni dei dipendenti, analizzando genere, età, interessi, reddito e situazioni familiari;
- La redazione del piano con il supporto di un professionista esperto che sosterrà l'azienda delle fasi iniziali.
I futuri piani di welfare aziendale sconteranno inevitabilmente l'effetto che la pandemia Covid-19 ha generato, non solo a livello sociale ma anche lavorativo.
È ipotizzabile che assisteremo ad una crescita della domanda da parte dei dipendenti di beni e servizi riguardanti la salute, la conciliazione vita-lavoro e il sostegno al reddito con una inevitabile diminuzione di servizi di svago (viaggi, palestre, etc.).
Dopo l'esperienza legata alla pandemia ci si può aspettare che le iniziative di welfare aziendale andranno sempre più ad integrarsi con la gestione delle risorse umane: la variazione dei turni di lavoro, la flessibilità in entrata e in uscita, il part-time o il lavoro agile sono tutte misure che aiutano i lavoratori a conciliare i tempi di vita-lavoro.
Tutte queste misure che l'azienda può introdurre in ambito gestionale, perché già previste dal contratto collettivo o dalle norme, si configurano come welfare aziendale "a costo zero".